Album di guerra

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I Partigiani del Battaglione "Prealpi" a Gemona

domenica 24 giugno 2012

Presentato a Paularo "Carnia 1944, il sangue degli innocenti"


E’ stato presentato a Paularo, nell’auditorium “Jacopo Linussio” in via Roma, in una serata promossa dall’Anpi provinciale e dal circolo “Argo Secondari”, il video “Carnia 1944, il sangue degli innocenti” realizzato da Dino Ariis per la Nn-media.
La realizzazione del video è nata da una "voce" che gira da tempo in Carnia,  tesa a insinuare che durante un  prelievo di cavalli in Austria da parte dei partigiani carnici vi  sia stata una feroce azione delittuosa, capace quindi di "innescare" la decisione di compiere una feroce rappresaglia, compiuta poi da una "controbanda" tedesca nelle malghe di Lanza, Cordin, Pramosio e lungo la valle del But, nel luglio del 1944. La prima citazione di questo tipo risale agli anni '60, e si deve alla "Storia della guerra civile" di Giorgio Pisanò il quale narra che  "sette partigiani “gari­baldini” partirono dalla base di Luincis e, attraverso il Passo Premosio, penetrarono in territorio austriaco. Giunti in una malga nei pressi di Wurmlach, i sette assalirono una baita, uccisero due giovani pastori e violen­tarono a turno una ragazzina di dodici anni che, alla fine, venne gettata ancora viva nel siero bollente. Alla sera, in sella a dei ca­valli sequestrati nei pressi della baita, rien­trarono alla base".
La versione è stata ripresa più volte, da svariati ricercatori  (Bellinetti Arena, Sollero, Pirina, Corbanese e Mansutti…) sino a diventare  convinzione acclarata.
Dino Ariis e Pieri Stefanutti, rileggendo la documentazione bibliografica disponibile, andando alla ricerca di nuovi testi e documenti e, soprattutto, cercando dei testimoni diretti  in grado di rievocare quelle esperienze lontane,  sono riusciti dapprima a produrre un video, "Pramosio, il giorno dell'infamia", presentato nel luglio del 2007 e poi, attraverso un'azione ancor più serrata, al di qua e al di là del confine, ad arrivare, con un nuovo video, "Carnia, il sangue degli innocenti" , a offrire delle risultanze per dimostrare … che quel fatto non è mai accaduto.
Nel video si definisce innanzitutto l'effettiva entità dei furti di bestiame, cosa che è stata fatta andando "alla fonte", consultando cioè i documenti della Gendarmeria austriaca e diversi  archivi austriaci dove tale documentazione viene conservata in copia e dove non compare mai documentazione del verificarsi di un episodio violento come quello citato.
Per verificare se un episodio del genere fosse accaduto in altre località ed erroneamente fosse stato attribuito alla zona di Wurmlach, sono stati consultati tutti i registri delle Gendarmerie della valle della Gail, non trovando nemmeno qui alcun riferimento a un episodio del genere.
Con una serie di interviste raccolte oltre confine, viene documentato  il transito di diversi gruppi organizzati in "controbande", il rientro in Austria dopo le uccisioni nelle malghe carniche, il trasporto del bestiame preso nelle  malghe di Lanza e Cordin nella valle del Gail (dove poi è stato caricato su vagoni ferroviari), a ulteriore dimostrazione della insussistenza della tesi che attribuisce le uccisioni e i furti ai partigiani italiani.
Il video approfondisce poi alcuni dettagli legati proprio alla zona di Paularo, per accertare quanto di vero vi fosse  in alcune "voci" che giravano in Carnia relativamente alla "non attribuzione" delle uccisioni di Lanza e di Cordin alla controbanda, Da Paularo, infatti, è emersa recentemente una ricostruzione  (che circola in Carnia, anche se ancora non edita ufficialmente) che, effettivamente,  tenderebbe ad attribuire ai partigiani una serie notevole di furti di bestiame in Austria e anche le uccisioni di Lanza e di Cordin: nessuno degli elementi riportati riesce però, in realtà, a superare il vaglio dei controlli incrociati e ad assumere quindi elementi di veridicità.
Nella presentazione di Paularo il video è stato introdotto, oltre che dagli autori, anche dal presidente dell’Anpi Vincenti che ha sottolineato l’importanza del  lavoro di ricerca storica teso a definire i contesti effettivi degli episodi ricostruiti. Il presidente dell’Anpi ha anche segnalato la possibilità che, di fronte a iniziative palesemente diffamatorie nei confronti della Resistenza, l’associazione possa anche  chiedere l’intervento della magistratura.
Il pubblico ha poi assistito con viva attenzione  alla proiezione del video (quasi due ore di montaggio serrato di interviste e documentazioni) esprimendo un giudizio positivo sul lavoro. Diverse persone, a  proiezione conclusa, hanno fornito agli autori della ricerca filmata  ulteriori testimonianze su episodi della Resistenza nella zona di Paularo che confermano quanto ricostruito nel video.

A margine della proiezione del video vi è stato l’intervento del prof. Igino Piutti che, dal proprio blog, ha sottolineato l’importanza del lavoro di ricerca sostenendo però che esso va  proseguito con serietà e raffronto delle diverse tesi, senza ricorrere alla richiesta di intervento della magistratura di fronte a tesi che paiono non collimare con le proprie convinzioni:

Libertà: valore nato dalla Resistenza.


 A Federico Vincenti Presidente dell'ANPI provinciale.
(a margine dell'incontro a Paularo per la presentazione del DVD di Ariis - Stefanutti  sulle stragi nelle malghe di Paularo)
Mi dispiace di non aver potuto replicare al suo intervento alla presentazione a Paularo del Dvd “Il sangue degli innocenti”. Le avrei voluto dire che non si possono considerare “ambienti ostili ai valori della Resistenza” quelli che stanno cercando la verità sulla Resistenza. Le avrei detto che nella Resistenza si devono separare i valori dai fatti. Mettere in discussione i fatti non è mettere in discussione i valori. Il primo valore della Resistenza, se non vado errato, è proprio quello della libertà. Libertà quindi prima di tutto di ricerca, anche e proprio a partire dai fatti della Resistenza. E proprio sulla base del valore nato con la Resistenza della libertà nella accezione di Voltaire: “Non approvo quello che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”. Se con le querele, come anche da lei ipotizzato, attribuiamo a un magistrato che nulla sa della storia, il potere di decidere sulla verità dei fatti della Resistenza, che libertà è mai quella che ci è venuta per merito e con il sacrifico degli eroi della Resistenza? Le semplificazioni sono contro la verità: non si può dire che sono stati buoni i partigiani e cattivi i fascisti. Ci sono stati partigiani eroi idealisti, ed altri meno (per usare un eufemismo!), ci sono stati fascisti spietati ed altri che si sono comportati da persone perbene.
Mi il problema della verità è forse un altro! E' che nell'humus della storia passata. si devono affondare le radici della prospettiva per il futuro. Non ci può essere futuro, se non si parte dalla verità sul passato. Il fatto che a presentare il filmato sia stata l'Anpi di Udine, mi ha fatto riandare a quando, come scrive Lizzero, “furono le grosse personalità politiche del piano che salirono in Carnia” a costituire la Repubblica Partigiana del Friuli (non della Carnia!). Forse è proprio lì che sono cominciati i nostri problemi. Ci è stata propinata una storia che non era la nostra e ci è stato impedito di costruirci il nostro futuro. Con buona pace degli udinesi, vorremmo “tornare alla storia” cercando la verità sui fatti, non per smentire o denigrare qualcuno, o per inutile curiosità, ma perchè nella verità dei fatti vorremmo trovare la verità delle cause, la verità dei perchè.
Forse non esiste la verità. Ma già il desiderio di ricercarla è un valore...anche questo nato nella Resistenza. Ci sia consentito di realizzarlo, senza mettere di mezzo la magistratura ad impedire la ricerca, proprio per rispetto di quanti sono caduti per il loro desiderio di verità e di libertà. Non so se la verità sul sangue degli innocenti dell'eccidio delle malghe carniche o del sabato di sangue nella Valle del But, sia quella della importante ricostruzione fatta da Stefanutti-Ariis, o quella di Natalino Sollero o Nazario Screm. Forse nessuna delle tre! Ma con il loro impegno queste persone ci aiutano ad avvicinarci alla verità. Credo non sia neppure importante raggiungerla, la verità. Più importante sentire la necessità di cercarla. La libertà deve essere bisogno di verità...  


2 commenti:

  1. fatte salve le considerazioni circa il valore della libertà, del recupero della memoria del rispetto delle idee altrui ecc..., proprio in virtù di queste sacrosanti principi nati dalla resistenza, ritengo che, chi ritenesse, in una di queste ricostruzioni, affermata l'offesa all'onore della memoria dei propri cari estinti, ritenuti responsabili di delitti commessi contro innocenti, ma di cui non vengono esibite prove concrete, ha pieno diritto di rivolgersi alla Magistratura perchè chi afferma di possedere le prove di tali crimini li esibisca nelle sedi appropriate, affinchè divengano di dominio pubblico. Quì non si tratta di un furto di cavalli o di pecore o di formaggio, ma si parla di eccidi di pastori inermi,per cui ogni azione rivolta al recupero di prove reali è legittimo da parte di chi si ritiene offeso.
    Ovvio che le ricostruzioni vengono vlutate secondo il proprio status ideologico e quindi accolte con benevolenza o meno, ma le accuse di strage devono perlomeno essere provate e non occultate ai ricercatori come accaduto a Paularo.

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  2. Voglio precisare che il filmato proietttato a Paularo è una produzione indipendente, l'Anpi ha preso visione del filmato solo di recente per cui non è stato sponsorizzato da nessuno, è stato autoprodotto come tutti i precedenti, non ha ricevuto alcun sostegno economico ne morale , se non un sostegno d'interesse da parte dell'università di Udine per la raccolta di documentazione storica presso gli archivi austriaci spesso imnterdetti ai più, realizzata in piena autonomia dal sottoscritto e in parte da Pieri Stefanutti.Il coinvolgimento dell'Anpi è avvenuto per volontà di soggetti locali che hanno voluto coinvolgere l'Anpi per motivi di presumibile convenienza e visibilità. Altri filmati realizzati in precedenza sono sempre stati proiettati in assoluta autonomia, tra un generale disinteresse istituzionale per le tematiche affrontate ( strage di avasinis, torlano, pramosio, repubblica di ampezzo). Il mio lavoro è assolutamente individuale, anche se qualche contatto con l'Anpi lo conservo per rispetto alla memoria di mio padre, alpino in yugoslavia, poi partigiano e poi emigrante per oltre 40 anni ,all'estero. Nei miei filmati non si troverà mai alcuna partigianeria, nonostante la mia identità ideologica non sia così oscura. Ritengo però che la magistratura ci possa stare se le ricostruzioni storiche accusano soggetti precisi di azioni delittuose senza poi fornire prove precise o documentali in merito e questo è un diritto dei parenti delle persone coinvolte, nel pretendere una verifica delle accuse e delle prove al fine di salvaguardare l'onore dei propri cari estinti accusati. Pirina non è stato condannato per una causa intentata dall'Anpi, ma dai parenti e da soggetti che lui aveva accusato di essere infoibatori, mentre dalle udienze è emerso che le sue prove storiche erano nulle. Lo stesso vale per Conedera che è stato denunciato non dall'Anpi ma da Giulio MAgrini, figlio di Aulo, vittima anch'esso di una speculazione storica di basso profilo. Nella ricostruzione di Paularo c'è una accusa precisa mossa a partigiani locali che è quella di strage di innocenti, non di aver rubato galline fagioli formaggio mucche o pecore, ma una accusa tanto grave che dovrebbe essere provata con argomentazioni pubbliche. La visione delle prove di queste accuse gravissime viene impedita agli altri ricercatori, non solo al sottoscritto e a Pieri Stefanutti, ma a quanto risulta anche ad esempio a Pier Arrigo Carnier. é abbastanza strano che gli archivi parrocchiali, nei quali si dice vengano custodite queste prove, vengono interdetti a chiunque chieda per interesse storico di poterle verificare , mentre all'ex sagrestano di PAularo tutto è stato consentito. Le prove storiche devono essere messe a disposizione dei ricercatori per una verifica dell'attendibilità delle stesse, se questo non avviene nasce il sospetto che tali prove non esistano o che siano un costrutto strumentale. Noi invitiamo nuovamente il parroco e l'ex sacrista ad aprire i loro archivi e ad esibire le prove di quanto dichiarato nel libro edito di recente a Paularo, poi i parenti degli accusati faranno quello che riterranno opportuno per salvaguardare la dignità delle loro persone care estinte.
    Distinti saluti

    Ariis

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